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Come ha giustificato la corte gli ordini militari che mandavano persone di origine giapponese nei campi?

Nel caso Korematsu contro Stati Uniti (1944), la Corte Suprema stabilì che gli ordini militari che portarono all'internamento dei giapponesi americani durante la seconda guerra mondiale erano giustificati da necessità militari. La Corte ha sostenuto che il governo aveva un interesse legittimo a proteggere il paese dallo spionaggio e dal sabotaggio e che l’esclusione dei giapponesi americani dalla costa occidentale era una misura ragionevole per raggiungere questo obiettivo.

La Corte ha inoltre ritenuto che gli ordini non fossero discriminatori dal punto di vista razziale, poiché erano basati sull'ubicazione delle persone di origine giapponese piuttosto che sulla loro razza. Tuttavia, molti critici hanno sostenuto che le ordinanze erano in realtà motivate da razzismo e xenofobia e che la decisione della Corte era fondamentalmente ingiusta.

Vale la pena notare che la condanna di Korematsu fu successivamente annullata e nel 1988 il presidente Ronald Reagan firmò il Civil Liberties Act del 1988, che prevedeva risarcimenti ai giapponesi americani che erano stati internati durante la seconda guerra mondiale. L'atto riconosceva inoltre che l'internamento costituiva una grave ingiustizia e una violazione dei loro diritti costituzionali.